Tower of Babel
installation | archival print/Hahnemuhle Paper | photographies variable size | edition of 3 + 2 p.a.| 2006
La torre non è celebrata come epica conquista del lavoro dell’uomo, come apice della sua capacità costruttiva. Non è colta nella fase eroica del suo fiducioso incipit. Viene qui riproposta erosa, scarnificata, esplosa, come un gigantesco rudere in progress, radice e matrice di tutti i mali oscuri dell’intellettuale e delle stesse contraddizioni del lavoro umano.
La torre tende a rifondersi in una natura sconvolgente, oppressiva, soggiogante. La torre di Babele, è un archetipo, forma oscura dell’inaccessibile, da esplorare fino a raggiungere il culmine, la luce; nello stesso tempo è luogo di verticalità protesa in senso di sfida e pena e castigo con la sua profetica condanna alla confusione dei linguaggi. La sfida alla gravità , all’extra, al cielo, al cosmo sono un ricordo, un’archeologia di una torre ormai orizzontale.
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